Casale Cento Corvi: nell’Etrusca Cerveteri un biodinamico vitigno storico
Intorno a questi grandi tumuli erbosi, cinti da antichi basamenti in muratura, c’è una certa dolce tranquillità, una sensazione di intimità felice che spira ancora per il viale principale. scriveva Lawrence pensando alle sue passeggiate tra le necropoli Etrusche di Cerveteri. Entrando nei 10 ettari dell’area archeologica della Banditaccia, dichiarati nel 2004 sito Unesco, si respira ancora quella sensazione di piacevole quiete. Inserita a pieno titolo in quella potente lega commerciale che era la Dodecapoli, l’antica Kaisra, Caere per i Romani, era una fiorente città costiera, una tra le più importanti del Mediterraneo, e poteva contare anche su un fertile territorio. Le anfore vinarie, alcune decorazioni e altri ritrovamenti archeologici testimoniano la vocazione dell’area all’allevamento della vite che è rimasta su queste terre fino ai giorni nostri seppure ricoprendo estensioni e rilevanza diverse nel corso dei secoli. Oggi, in particolare c’è una cantina che ha riscoperto il legame antico di questa zona con la vite sottolineato dai nomi Etruschi che caratterizzano i suoi vini. Si tratta di Casale Cento Corvi . Questo nome evocativo deriva da un luogo reale, un vetusto casale costruito dai Principi Orsini intorno al 1400, sopra un antico tempio etrusco posto sulla strada di collegamento tra Cerveteri e Pyrgi. Utilizzato come granaio, attirava i famelici uccelli neri da cui è derivato l’appellativo che si è esteso all’intera zona. Qui Costantino Collacciani ha deciso di dare vita nel 2000 al suo progetto enologico proseguendo una tradizione familiare che vedeva il nonno Etterino in vigna per vendere poi il vino nella sua fraschetta. “Sono nato respirando il profumo del vino che proveniva dalla fraschetta sotto casa” ci dice Costantino ridendo “ ed è grazie a questi ricordi di famiglia che ho deciso di recuperare il Giacché, un vitigno allora molto diffuso nei nostri vigneti che dava un vino scuro, molto tannico, con una nota selvatica spiccata . Grappolo spargolo dagli acini piccoli e rese bassissime, il Giacchè ricco di antociani non veniva mai utilizzato in purezza, ma sempre in taglio. Era la passione di mio nonno e la dannazione di mia nonna che temeva per le sue tovaglie, perché se cadeva una goccia non era più possibile eliminarne la macchia”.Carattere solare come la sua terra, Costantino quando parla della cantina riesce a comunicare la sua passione e la sua energia intrisi di una particolare delicatezza di approccio, di sensibilità e di intelligenza. Non è difficile dunque capire che sulla spinta di quei ricordi d’infanzia, capendo l’importanza di questo vitigno come interprete del territorio, si sia messo alla ricerca dei ceppi originari, ancora a piede franco. Perché il Giacchè aveva resistito all’attacco di fillossera di fine 800 grazie anche al terreno sabbioso, ma nulla aveva potuto contro la corsa alla quantità degli anni ’70 che lo aveva sacrificato per vitigni più morbidi al gusto e più generosi in vigna. Quando riesce finalmente a trovare il Giacchè, ne seleziona alcuni cloni, reinnesta 3500 viti e avvia la sperimentazione per una vinificazione in purezza. L’operazione presenta delle difficoltà perché il vitigno è indisciplinato, la vendemmia è a fine ottobre con i rischi connessi alla stagione, le rese sono bassissime si parla di 40qli a ettaro ed è difficile da gestire sia nell’allevamento che nella trasformazione. Nel 2003 esce la prima annata in 1800 bottiglie. Il successo è immediato. Curiosità, recensioni, premi convincono Costantino di essere sulla strada giusta. E ne fa anche una versione passita ottenuta con strozzatura dei grappoli.
“Che cosa è cambiato da quando hai iniziato?” chiede Carlo.
“Prima di tutto l’enologo. Adesso la vinificazione è affidata a mia sorella Giorgia che appena laureata alla sede distaccata di Velletri dell’Università della Tuscia ha affiancato per qualche anno il nostro enologo Angelo Giovannini e dal 2009-2010 gestisce da sola la cantina. Nel tempo abbiamo anche ridato il giusto valore al lavoro in vigna, abbiamo espiantato tutte le pergole e stiamo cercando di puntare sui vitigni autoctoni, l’obiettivo è arrivare al 70% da qui a qualche anno. Inizialmente, sulla scia delle mode del momento, avevamo puntato molto sulla tecnologia e sul lavoro in cantina”.
Giorgia è appena arrivata, determinata ed entusiasta , ama sperimentare:” Sono molto contenta di questolavoro, mi appassiona e stimola la mia curiosità. Sto cercando una maggiore finezza e profondità, soprattutto nei rossi. E per quanto riguarda i bianchi Lo Scordato è in questo momento il progetto su cui sto lavorando con più trasporto, era un Trebbiano dimenticato che ha saputo stupirmi. È stato interessante ripercorrerne i passi e ritrovarne profumi e gusto”. Arrivano dei clienti e Giorgia si allontana lasciando un’ onda di frizzante energia.
“E sulle tecniche colturali, ci sono state variazioni?”
“Su questo aspetto ci sono novità importanti. Da tre anni ho iniziato una sorta di conversione al biodinamico. All’inizio ero profondamente scettico, ma un carissimo amico, Marco Clemente, un giovane enologo che ha collaborato con noi per qualche tempo mi ha convinto a provare. Lui, che ora è in Australia a fare esperienza, si era avvicinato alla biodinamica in Francia. Ho iniziato con due ettari che presto sono diventati 8. Il mio approccio alla biodinamica parte dal recupero dei ricordi infantili, dalle operazioni che mio nonno faceva in vigna. In fondo è un po’ un ritorno alle origini: il sovescio, i trattamenti con zolfo e rame, le potature. Ho ritrovato se vuoi una memoria colturale.”
“Hai creato anche questo show room. Una struttura importante, facilmente individuabile dall’Aurelia, dove è possibile acquistare e fare degustazioni. Quanto è importante per Casale Cento Corvi l’enoturismo?”
“Abbiamo aperto questo punto vendita nel 2005 anche con lo scopo di intercettare i turisti e i croceristi. Da qui passano circa 12000 turisti l’anno a cui proponiamo degustazioni dei nostri vini, dei prodotti del territorio, visite guidate approfondimenti tematici. Abbiamo organizzato qui anche matrimoni o eventi mirati. La nascita della strada del vino delle Terre Etrusco Romane ha contribuito molto a far decollare l’enoturismo e soprattutto si è dimostrato un mezzo efficace per il confronto e il dialogo fra cantine”
Ci spostiamo nel vigneto, Costantino raccoglie una manciata di terra e ce la mostra lasciandola cadere dallemani, è argillosa di medio impasto. Nella zona il vulcanismo sabatino ha interagito con le precedenti sedimentazioni di argille e depositi marini del Pliocene e con il rimaneggiamento da parte dei corsi d’acqua creando una notevole complessità geologica . Il clima temperato è mitigato dal mare, alle spalle i Monti Ceriti, sebbene non altissimi, proteggono il territorio dalle correnti fredde e con il loro fresco manto boschivo ingaggiano un efficace gioco con la tirrenica brezza salmastra. In questo composito mosaico di fenomeni naturali la vite si adagia da millenni.
Casale Cento Corvi fa parte dei Divini Etruschi, la manifestazione volta a promuovere i vini dell’antica Dodecapoli Etrusca
Casale Cento Corvi
Via Aurelia Km 45,500 – 00052 Cerveteri, RM
Tel. 06.99.03.902 – Fax: 06.99.329.239
E-mail settore commerciale: paolo@casalecentocorvi.it
E-mail settore turistico: giorgia@casalecentocorvi.it
Show Room
I Vini
Zilath I.G.P. Lazio bianco (Trebbiano, Malvasia e Chardonnay)
Kottabos I.G.P. Lazio bianco (Chardonnay)
Kantharos I.G.P. Lazio bianco (Sauvignon Blanc)
Lo Scordato I.G.P. Lazio bianco (Trebbiano)
Malvasia I.G.P. Lazio bianco (Malvasia Puntinata del Lazio)
L’Aura I.G.P. Lazio bianco (Moscato)
Trebbiano I.G.P. Lazio bianco
Vermentino I.G.P. Lazio bianco
Rosè I.G.P. Lazio rosato (Montepulciano)
Giacchè I.G.P. Lazio rosso
Zilath I.G.P. Lazio rosso (Sangiovese)
Kottabos I.G.P. Lazio rosso (Merlot)
Kantharos I.G.P. Lazio rosso (Syrah)
Giacchè Passito I.G.P. Lazio