Vulci


La città etrusca di Vulci (in etrusco Velx) si trova ai confini con la Toscana, circa novanta chilometri nord-ovest di Roma. Sorgeva a breve distanza dal mare sulla riva destra del fiume Fiora, su un altopiano di origine vulcanica, in una zona oggi disabitata. Il Museo nazionale ha sede nel Castello della Badia; vi sono esposti reperti provenienti dagli scavi effettuati nella città e nelle necropoli. Vulci era nota nel mondo antico per i commerci, per l’artigianato e per l’agricoltura. Già attiva nell’VIII secolo a.C., nei due secoli successivi la città espanse il proprio controllo sui territori circostanti. Nel VI secolo a.C. l’artigianato locale, rafforzato dalla presenza di manodopera greca, diede vita ad una produzione di ceramiche, sculture, bronzi, di ottima fattura, che raggiunsero i mercati di tutto il mondo mediterraneo. Dopo la crisi del V secolo a.C., che non colpì gravemente Vulci, la ripresa del secolo successivo portò alla costruzione di nuove opere pubbliche come le mura e il tempio ritrovato nell’area urbana. Nella seconda metà del IV secolo a.C. Vulci cominciò a sentire il peso dell’espansionismo romano. La lotta per rimanere indipendente si concluse nel 280 a.C. quando, sconfitta, dovette cedere a Roma gran parte dei propri territori, tra cui la fascia costiera. Persa la propria autonomia la città decadde rapidamente fino a scomparire del tutto. Nel luogo in cui si trovava la città è possibile vedere i resti di una villa del I secolo a.C., un lungo tratto di una strada romana, le fondamenta di un tempio etrusco, i resti di due porte delle mura cittadine. Intorno alla città di Vulci sono state ritrovate quattro necropoli che datano dall’VIII secolo a.C.. Le tombe del VI e V secolo a.C. sono in genere a cassone. Fanno eccezione pochi tumuli, tra i quali il grande tumulo della “cuccumella”. Caratteristica di Vulci è l’usanza di porre statue di animali fantastici a guardia dei sepolcri. In essi sono stati ritrovati ricchissimi corredi funebri, in particolare un gran numero di ceramiche di produzione greca, e di suppellettili in bronzo di produzione locale. Dopo la metà del IV secolo a.C. le tombe divengono del tipo a ipogeo e riproducono le forme delle abitazioni. Il più noto di questi ipogei è la tomba François, celebre per le pitture (conservate nella Villa Albani a Roma) raffiguranti, oltre ai defunti, episodi mitologici greci misti nella rappresentazione con personaggi dei miti etruschi.