Sangiusto: vino, mare, Etruschi


Quando il finestrino della macchina si abbassa, una piacevole brezza iodata ci ricorda che siamo in prossimità del mare. Le costruzioni intorno a noi invece testimoniano un recente passato segnato dall’industria siderurgica a ciclo integrale. Stretta fra il Tirreno e la Maremma, Piombino sta ancora facendo i conti con la riconversione turistica imposta dalla crisi dell’acciaio. I 380 chilometri quadrati della Val di Cornia in cui è inserita di certo aiutano, così come il grande patrimonio archeologico dei vicini siti di Baratti e Populonia, il parco di Ripigliano e la Sterpaia, la Costa degli Etruschi. La macchina segue le indicazioni di una passante, si lascia alle spalle gli alti palazzi e l’edilizia della città-fabbrica e si inerpica verso la collina di Salivoli.

Raggiungere l’azienda Sangiusto di Pierluigi Bonti si trasforma in una piccola impresa, una “quete” di cavalleresca memoria per la conquista di un diverso calice. E come ogni avventura che si rispetti, bisogna essere attenti agli indizi e cogliere i segni anche quando sono ben mimetizzati nella natura. Impavidi e determinati raggiungiamo finalmente la meta.

IMG_9763Un signore esce dalla cantina con una dama di sfuso e vedendo che guardiamo verso il mare: “Fatevi portare nel vigneto – ci dice – da lassù c’è una vista incredibile!”.  Giovanni esce subito dopo, sorridente e abbronzato sotto il suo berretto verde salvia.

L’azienda è qui dai primi del ‘900, quando il bisnonno, il Giovanni da cui ha ereditato il nome, è approdato su queste sponde. Non arrivava da molto lontano, ma era una distanza fatta di mare, elemento che moltiplica la percezione dello spazio.  L’Elba, quel pezzo di terra nel Tirreno, seppure a una manciata di chilometri dalla costa, veniva percepita come luogo separato, diverso dal continente e dalla sua civiltà.  Contrariamente alle aspettative, Giovanni aveva poco del carattere isolano, chiuso e introverso, era di mentalità aperta e sguardo lungo tanto da lasciarsi tutto alle spalle per ricominciare una vita nuova. Compra l’azienda e inizia coltivare. C’è già anche il vigneto. Poi di generazione in generazione, l’azienda si trasforma e arriva a Pierluigi – padre dell’attuale Giovanni – e ai suoi fratelli che si spostano in città e diventano venditori di vino. Pierluigi invece resta tra i vigneti, gli piace allevare la vite, prendersi cura della campagna. “Mio padre, gli  garba lavorare in vigna, è lui che gestisce  le lavorazioni, si occupa della potatura, decide quale sistema adottare” Giovanni sorride, i suoi occhi neri brillano sotto la visiera del cappello.

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“Come è impostata adesso la cantina? Ho visto che vendi anche lo sfuso. Da parte dei ristoratori ultimamente c’è richiesta dello sfuso d’autore anche qui succede?” chiede Carlo mentre ci avviamo alle macchine per raggiungere i vigneti.

“Stiamo valutando una riorganizzazione e dei cambiamenti nella gamma dei vini per avere una maggiore linearità, stiamo facendo un ragionamento sui vini superiori, Sangiusto e Appiani, per il Sangiusto in particolare vorremmo cercare un taglio diverso e più fresco. Per adesso ti posso dire che dalla vendemmia  2014 non uscirà né il Sangiusto, né il Rosso degli Appiani. Per quanto riguarda lo sfuso è una realtà importante, abbiamo una buona richiesta sia da parte degli abitanti locali, sia dei turisti, e anche i ristoranti si stanno muovendo in questo senso. Considera che il nostro raggiunge i 13,5-14%. Noi vinifichiamo tutto per l’imbottigliamento quello che rimane nella pressatura va allo sfuso”.

“E di bottiglie quante ne fate?” chiede Carlo.

“Siamo arrivati a 60.000. Per la maggior parte vendiamo sia all’estero, in particolare Germania e Lussemburgo, che in Italia attraverso piccoli canali. Anche se può sembrare una scelta azzardata, non cerchiamo la visibilità, ma il contatto. Credo che nel vino la componente psicologica giochi un ruolo fondamentale e vorrei poter trasmettere la serietà che c’è dietro la nostra azienda. Laddove possibile è fondamentale il rapporto diretto e la possibilità di veicolare la nostra idea di vino che si nutre dell’amore per il nostro territorio, fatto di colline, vigneti, mare, parchi,  imbevuto di cultura etrusca. La scelta di puntare su vitigni come il sangiovese, il trebbiano, il vermentino anziché prediligere una più facile strada bordolese vuole sottolineare il legame alla storia dei luoghi. Ci siamo assunti un rischio che ci ha portato ad affrontare delle difficoltà, ma anche a distinguerci. Un altro elemento caratterizzante è il mantenimento di una conduzione familiare che ci consente di seguire direttamente tutti i processi dall’allevamento della vite alla vendita del vino. Mi piace poter dire di conoscere ogni minuto della vita di una nostra bottiglia”.

Giovanni riesce a tenere insieme spirito pratico e spinta ideale, soprattutto riesce a tenere insieme tante realtà. Oltre la cantina infatti c’è il ristorante, I Tretruschi  che domina il  Golfo di Baratti. Creato con due soci amici, il ristorante è una vera passione per lui e una buona vetrina per i suoi vini.

IMG_9750Il fuoristrada è sceso a singolar tenzone con la strada che si arrampica sul promontorio, i solchi profondi delle piogge invernali mettono a dura prova gli ammortizzatori. Carlo:”A parte la posizione a dir poco vocata, qui hai un bel terreno rosso, indice di buona mineralità e mi sembra anche molto scheletrato. Quanti ceppi per ettaro e che resa fai?”

Giovanni:”Abbiamo 5mila ceppi per ha con una produzione di 60qli/ha su un totale di circa 15 ha vitati”.

Sui bordi, il disordinato ordine creativo della natura rivela il rispetto  dell’ecosistemaIMG_9753 nelle pratiche aziendali pur non essendo in regime biologico “Usiamo concimi organici, il sovescio non lo facciamo, ma qui l’uva gode di una posizione ottimale, ventilata e ben esposta che è già una garanzia per avere un frutto sano”. Ci spiega Giovanni mentre camminiamo. I fiori blu cobalto dei lampascioni si fanno notare tra il verde confuso dell’erba in crescita, qua e là le succulente foglie carnose del Carpobrotus (o fico degli Ottentotti) con i grandi fiori  rosa fucsia e gialli  creano singolari isole ben sistemate che sanno di mare. Davanti a noi si distingue Punta Falcone tra il golfo di Salivoli e Calamoresca. Una bella camminata lungo la costa porta alla Buca delle Fate, al Golfo di Baratti e a Populonia. Sentieri e toponimi che evocano un mondo di leggende, di archeologia e di natura  a cui è difficile resistere.

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Sangiusto  fa parte dei DiVini Etruschi, la manifestazione volta a  promuovere  i vini dell’antica Dodecapoli Etrusca  che si terrà  a Volterra,  a Palazzo Pretorio, piazza dei Priori,   il prossimo 1-2-3 maggio 2015.

 

 

SAN GIUSTO DI BONTI PIERLUIGI

Loc. salivoli, 16 – 57025 Piombino (LI)

Cel: +39 38 7913674

Email: giovannibonti@libero.it

 

I Vini

Vermentino IGT Toscana bianco

Bontesco IGT Toscana rosato

Bontesco IGT Toscana rosso

Sangiusto IGT Toscana rosso

Rosso degli Appiani IGT Toscana (Sangiovese, Montepulciano d’Abruzzo)

Val di Cornia DOC Sassi al Sole

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